Una scuola per la democrazia? Relazioni fra politica linguistica scolastica, Stato e identità nazionale multilingue nel caso svizzero (1848–1938)

Abstract

Article in Italian. In uno Stato multilingue, democrazia e istituzioni libere sono impossibili, dichiarava J.S. Mill nel suo celeberrimo Of Nationality, as Connected to Representative Government (1861). Ai suoi occhi, la presenza di più gruppi linguistici avrebbe creato diffidenza e disparità di trattamento fra le diverse componenti statali e reso impossibile la formazione di una sfera pubblica, cioè dello spazio deliberativo necessario a uno Stato per dirsi veramente democratico. Queste considerazioni di Mill si scontrano con l’immagine del caso svizzero, che viene spesso considerato “caso paradigmatico” di riuscita conciliazione tra regime democratico e convivenza di più gruppi linguistici3. Come già implicato da Mill, il concetto di Stato-nazione, e quindi la costruzione sociale che ha dominato e strutturato la politica dal XIX secolo in avanti, è strettamente legato alla presenza di uno spazio culturalmente e linguisticamente omogeneo, inteso a garantire il suo successo democratico, economico e militare. L’affermazione di questo concetto in gran parte dell’Europa dal XVIII secolo e la sua radicalizzazione dal 1870 in poi si è quindi ripercossa anche su quello che è stato definito il mezzo più importante di politica culturale e linguistica: la scuola pubblica. Ma se l’affermazione dello Stato-nazione monolingue ha avuto come risultato la nascita di sistemi e programmi scolastici atti a creare la popolazione linguisticamente omogenea che gli si confaceva, allora dobbiamo chiederci se e come si sia invece ripercossa la creazione di uno Stato federale multilingue sulla politica linguistica scolastica. Lo fa questo articolo, partendo proprio dal caso svizzero.

Publication
Annali di storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche, 23, 106-123